mercoledì 29 aprile 2015

un intenso aprile, reportage fotografico per una memoria collettiva

un intenso aprile

per una memoria visiva, dopo l'illuminante discorso in occasione del 25 aprile, in quel di Magenta, da parte del Sindaco Marco Invernizzi, dove si denunciava la gravità di questa "dittatura dell'immagine"; provo un esercizio " al contrario" per riportar alla giusta dimensione il ruolo dell'immagine; come fonte documentale e di memoria, e non come rapida suggestione e mistificazione ad uso e consumo.

Magenta, biblioteca comunale, luogo di cultura e memoria



Milano Acquario Civico   convegno internazionale
La terra che vogliamo. Quale agricoltura per nutrire il pianeta





la Milano migliore, prodotti biologici, artigianato e la rete dei gruppi di acquisto solidale



Palazzina Liberty  per il 70° della Liberazione  artisti e intellettuali, per la memoria



dalla Facoltà di scienze politiche, da Milano al Mondo


la settimana del design


Critical Mass









giovedì 23 aprile 2015

mercoledì 22 aprile 2015

Angelo Bonelli a Milano per presentare GoodMorning Diossina 22 4 2015

oggi, mercoledì 22 aprile h.18 in sala Alessi, sala di rappresentanza del comune di Milano
Piazza della Scala
"Good Morning Diossina - Taranto un caso italiano ed europeo, dall’economia della diossina all’economia della vita . Gli esempi di Bilbao, Pittsburgh e la Ruhr," un libro di Angelo Bonellii, coportavoce nazionale dei Verdi
Mercoledì 22 aprile 2015 ore 18 
Palazzo Marino - Sala Alessi - Piazza della Scala 2 - Mi
saluto di Basilio Rizzo , presidente del consiglio comunale 
ne parlano con l’autore Angelo Bonelli: Nando Dalla Chiesa - Ivan Berni -Domenico Finiguerra


venerdì 17 aprile 2015

la voce della Città metropolitana per il parco del Roccolo

dal profilo facebook di una storica attivista del COMITATO ANTIDISCARICA DI CASOREZZO, una ottima notizia; non so, per noi genti dell'est ticino, oggi è la ricorrenza del miracolo avvenuto a Corbetta; quando un bimbo, torno a sentire e a parlare. Questo, e penso di non esagerare, visto quello che abbiam subito in questi anni, è un piccolo miracolo. Un grazie a tutti i cittadini per l'impegno, la dedizione e la costanza profusa. Grazie
Un grazie anche a Pietro Mezzi e alla Città Metropolitana che in questo frangente si sta dimostrando, pur senza fondi e i debiti ereditati dalla provincia, una istituzione seria e presente. Grazie
una breve intervista a un ragazzo del Comitato Antidiscarica, domenica mattina, prima del volantinaggio per Trashed che verrà proiettato venerdì 24 aprile a Casorezzo



il lavoro di monitoraggio fatto dai cittadini ha dato i suoi frutti !!!!!!!!
in seguito al sopralluogo dei giorni scorsi eseguiti da ARPA, città metropolitana ha emesso una diffida nei confronti della società.
il controllo deve essere ancora più stretto, per essere certi che le prescrizioni vengano rispettate.
ricevuta dal Comune di Casorezzo
"La presente per comunicarle che città metropolitana ha emesso una diffida nei confronti di SOLTER ( atti
Prot. n.97751/2015 del 16/04/2015) che impone di:
con effetto immediato dalla notifica del presente provvedimento a:
a) sospendere i conferimenti di rifiuti fino al completo smaltimento del percolato presente nel
lotto 5 della discarica, che dovrà essere comunicato a Città metropolitana di Milano ed ARPA ai
fini della ripresa;
b) sospendere lo scarico di percolato sia sul suolo fuori della discarica sia dentro i lotti sui lotti
completati
entro 15 giorni dal ricevimento del presente provvedimento a:
1) smaltire il percolato accumulato nel lotto 5 presso impianti autorizzati e presentare, entro 30
giorni dal ricevimento del presente atto, un progetto per la realizzazione di un sistema di raccolta
delle acque di percolazione in conformità a quanto stabilito nel punto 1.3 dell'allegato 1 al
D.Lgs. 36/03, che dovrà essere autorizzato dalla scrivente amministrazione;
2) ripristinare la recinzione della discarica come previsto nel punto 2.12 dell'Allegato A al
provvedimento provinciale n. R.G. 5787/12;
3) provvedere al recupero ambientale dei lotti già completati della discarica, previa verifica del
rispetto della quota massima di conferimento rifiuti autorizzata, secondo le modalità previste
nell'autorizzazione e in modo tale da assicurare il deflusso delle acque meteoriche predisponendo
una rete di drenaggio mediante canalette di raccolta che convogliano in opportuna vasca di
decanatazione, come stabilito nel punto 2.16 dell'Allegato A al provvedimento provinciale n.
17865 del 2.10.2008
e che ARPA (atti n. 83881 - Atti: 9.11/2012/1520 del 31/03/2015) ha emesso una nota che impone a SOLTER di:
Con nota del 26/03/2015 (prot. gen . n. 78107) il Comune di Casorezzo a seguito di
sopralluogo del 25/03/2015, effettuato presso la discarica in oggetto congiuntamente con A.R.P.A.
Lombardia - Dipartimento di Milano ha riscontrato la presenza di acqua nel lotto 5 attualmente in
fase di coltivazione.
Pertanto, con riferimento al punto 2.25 dell'allegato tecnico all'autorizzazione R.G. n. 5787
del 12/07/2012, si richiede a codesta Impresa, l'invio il prima possibile e comunque entro 5 giorni dal
ricevimento della presente nota, della seguente documentazione:
1. misurazioni dei livelli di falda relative al periodo 2013-2015;
2. monitoraggio delle acque sotterranee, compreso quello effettuato in contraddittorio con A.R.P.A.
Lombardia - Dipartimento di Milano, per il periodo 2014-2015;
3. formulari di identificazione rifiuti relativi ad eventuali conferimenti di percolato ad impianti
autorizzati;
4. modalità di gestione del percolato.
Si chiede altresì di riferire sullo stato di fatto del recupero ambientale dei lotti della discarica
attualmente completati.
Vi ringraziamo del prezioso monitoraggio che ha permesso di attivare questi provvedimenti, sarebbe opportuno prestare attenzione sul fatto che effettivamente quanto richiesto dalla città metropolitana venga attuato:
a) sospendere i conferimenti di rifiuti fino al completo smaltimento del percolato presente nel
lotto 5 della discarica, che dovrà essere comunicato a Città metropolitana di Milano ed ARPA ai
fini della ripresa;
b) sospendere lo scarico di percolato sia sul suolo fuori della discarica sia dentro i lotti sui lotti
completati
in difetto segnalarlo prontamente alla città metropolitana in quanto sarebbe un inadempimento alla diffida.
Cordiali saluti
arch. FABIO BALZAROTTI "

mercoledì 15 aprile 2015

1 Bici vs 300 Auto. by UomoTrombetta l'eroe di Milano!





un grazie al mitico UomoTrombetta

un video che vale più di mille convegni e analisi

come dire' "civile società!"


martedì 14 aprile 2015

70° anniversario della Liberazione palazzina Liberty 13 4 2015





Cultura, storia, teatro, filosofia, cabaret

gli ingredienti di una splendida e piacevole serata per ricordare il 70° anniversario della liberazione dall'oppressore nazifascista
la locandina della serata e alcune foto








lunedì 13 aprile 2015

fuorimercato giardini Fausto e Jaio Milano 12 4 2015



MANIFESTO 
SIAMO UNO SPAZIO FUORI MERCATO...
Perchè siamo contadini e produttori che vivono realmente la terra e se ne prendono cura. Perchè siamo gasisti che vogliono scegliere come e cosa consumare, al di là di quello che ci vorrebbe imporre il mercato. Perchè siamo mercati costruiti negli spazi sociali e non solo e pensiamo che l’acquisto dei beni sia un piccolo/grande tassello per riappropriarci di quanto ci viene tolto ogni giorno. Perchè siamo i cuochi delle cucine popolari che spignattano cibo sano e sostenibile, condividiamo fornelli e culture, esperienze, tradizioni, rivoluzioni alimentari e culinarie e pensiamo che il cibo sia un diritto per tutti. Perchè vogliamo costruire una logistica indipendente fuorimercato e autogestita che permetta di raggiungere tutti con i prodotti di chi ha scelto di lottare e di non chiudere gli occhi davanti alle multinazionali che attraverso le mafie schiavizzano chi lavora la terra, italiani e migranti da tutto il mondo. 
Perchè siamo individualità e co-produttori, non ci sentiamo consumatori e perciò riteniamo che oggi, fare una spesa sostenibile e solidale, sia un atto consapevole che può cambiare il mercato globale. Per questi motivi abbiamo scelto di costruire una comunità con obiettivi comuni, per una reale alternativa alla grande distribuzione organizzata, attraverso la realizzazione di filiere complete (gruppi di offerta, patti di preacquisto e azioni mutualistiche, definizione comune del prezzo) che colleghino tutti gli attori – dalla produzione alla trasformazione, alla logistica, al consumo – con l’intento di delineare modelli di economie condivise e autogestite che ridefiniscano l’attuale sistema sociale.
In questo percorso è fondamentale costruire una nuova alleanza strategica tra le realtà e i movimenti urbani e rurali, che superi non solo idealmente, ma anche materialmente le categorie classiche di produttore e consumatore, riuscendo a spostare l’agire da individuale a collettivo. 
Riteniamo che la certificazione biologica istituzionale sia troppo spesso una farsa, mentre crediamo fortemente nella garanzia partecipata, dove la qualità dei prodotti è data e
garantita da tutti i diversi attori che partecipano alla filiera comunitaria, attraverso la conoscenza reciproca e dell’intero processo produttivo del cibo proposto, garantendo genuinità, salute, rispetto del lavoro, tutela del bene terra e di tutte le risorse ambientali coinvolte.
Per questi motivi, se il territorio è l’ambito principale da difendere e su cui costruire percorsi reali di sovranità alimentare, il km zero va inteso anche e soprattutto come vicinanza comunitaria e di percorso piuttosto che come elemento puramente geografico.
Pensiamo che tutto questo faccia parte della difesa di quei beni comuni che vogliono toglierci, come il diritto di accesso all’acqua e alla terra, che nuove leggi e operazioni speculative come il ttip vogliono trasformare sempre più nel privilegio di pochi a scapito del diritto dei molti.
Il nostro riferimento sono le realtà cittadine e rurali che condividono percorsi quali quello di Genuino Clandestino, offrendo soluzioni concrete nel reciproco interesse: un sistema di economia locale che impegni produttore e consumatore, garantendo al primo la possibilità di vendere i propri prodotti e al secondo di giocare un ruolo attivo nella distribuzione. 
Un circuito di comunità e soggettività che, riposizionando al centro il valore delle relazioni sociali, siano capaci di ri-orientare gli stili di vita dei cittadini metropolitani, creando una nuova economia di relazioni che abbia la forza di liberare il maggior numero possibile di consumatori dal sistema di produzione agroalimentare e della grande distribuzione.





una buona notizia grazie a Expo! treni suburbani e metropolitani, finalmente una mappa!




Dopo 10 anni e non so quante ripetizioni di questa richiesta basilare e fondamentale per promuovere il trasporto pubblico e invitare a ridurre l'uso dell'auto privata e le emissioni inquinanti e gli ingorghi nel traffico etc etc.
in vista di Expo, finalmente è apparsa una cartina con le linee suburbane e le linee della metropolitana "storica"; a dire il vero un neo c'è, ovvero l'assenza di un minimo di descrizione in almeno un paio di lingue; se vogliamo promuovere il turismo, è fondamentale, ricordarsi di usare codici comunicativi condivisi e soprattutto comprensibili.
Un piccolo passo in avanti, ci han messo solo 10 anni per fare delle cartine pressapochiste, ma è innegabilmente un passo in avanti.



In ricordo del Consigliere Giuseppe Scarano

dal sito dei Verdi della Lombardia
http://www.verdilombardia.it/?p=2042

Oggi (ieri n.d.r.) abbiamo avuto la triste notizia della scomparsa di Giuseppe Scarano. Giuseppe lo ricordiamo come storico rappresentante dei Verdi di Milano. Ultima suo incarico politico è stato il ruoli di consigliere provinciale dei Verdi fino al 2011. Ma soprattutto tutti noi lo ricordiamo per aver trasmesso alla figlia Elisa la passione per la politica e per le istanze ecologiste sepmre ben rappresentate.
Ad Elisa e alla sua famiglia vanno le condoglinaze della Federazione dei Verdi della Lombardia e di tutti i Verdi lombardi.
i coportavoce regionali
Elisabetta Patelli e Aldo Guastafierro

La scomparsa di Giuseppe mi ha molto colpito e la rielaborazione del lutto è vicenda complessa e non immediata, voglio pubblicamente esprimere la vicinanza alle figlie e parenti tutti e, con estrema difficoltà provare a spiegare il perchè.
Crisi della Zucchi, il colosso tessile che solo a Casorezzo, vantava uno stabilimento con più di 700 lavoratori; la storia e la dinamica era quella che scoprii diventare una abitudine dei "furbi" padroni; ovvero, aspettare le vacanze e l'estate per fare la sorpresa ai lavoratori, al ritorno delle ferie.
Di punto in bianco, con la scusa dell'outsourcing (esternalizzazione, come se le persone non esistessero, ma solo i profitti e la borsa) a settembre, si paventano i 700 licenziamenti; la situazione non era ne critica ne tesa, ma molto, molto di più, la sotria narra che in zucchi gli scioperi non fossero mai stati fatti e anzi, i pochi che, consapevoli, provavano a portare il verdo dei diritti e del sindacato subivano scherzi e ritorsioni; questo per inquadrare la situazione.
Mi ricordo come fosse ieri, la prima volta che andai in provincia a chiedere supporto ai consiglieri provinciali dei Verdi; il piccolo ufficio che aveva Giuseppe, stracolmo di carte e di idee e progetti; ricordo anche la sua pazienza nell'ascoltarmi e nel cercare di consigliarmi.
Proposte di conversione ecologica, due parole che per me erano ancora un mistero; ricordo pure un lavoratore che fece un ottima ricerca on line, per convertire la produzione.
scusate, non ce la faccio, ma è giusto un ricordo, faccio il telegrafico e, spero mi comprendiate; è stato più di un maestro e le parole non possono renderne la giusta immensa dimensione.

A nome dei Verdi di Ossona, a nome di Cambiamo Ossona, a nome e per i lavoratori della Zucchi, esprimo le più sentite condoglianze alle figlie Elisa e Sofia e ai parenti tutti,
Giuseppe è stato un esempio per tutti noi Verdi e non solo, per i sinceri democratici, per tutti quelli che credono che le cose si possono e si devono cambiare.
e, dopotutto, se sono ancora nei Verdi e ho la forza e il coraggio di indignarmi e impegnarmi ancora è soprattutto grazie a Lui, grazie a Giuseppe, che ha saputo trasmettere la passione per la politica, quella buona, onesta e genuina, anche alla figlia Elisa.
L'ultima volta che vidi Giuseppe, fu proprio a Ossona; gli mostrai l'opera del maestro Michelangelo Pistoletto, il terzo paradiso, dove il significato nobile, è l'invito all'umanità a trovare l'equilibrio tra progresso tecnologico e rispetto della natura.
Giuseppe, Grazie, sei stato esempio concreto di quel futuro che l'umanità ci chiede.
Buon Viaggio Giuseppe

un ricordo di Andrea Gaiardelli
Sabato è venuto a macare Giuseppe Scarano. 
Tanti milanesi ricorderanno il suo impegno nei Verdi e per l'ambiente.
Sono stato con lui Consigliere provinciale dal 2004 al 2009.
Giuseppe era una persona semplice. Ricordo qualche suo cavallo di battaglia come l'impegno per la carta riciclata, il progetto dell'ecomuseo dei navigli e il ricordo del genocidio armeno.
Ho letto sulla pagina facebook della figlia Elisa che è possibile fare visita a Giuseppe domani presso la camera mortuaria dell'Ospedale San Paolo dove era ricoverato. Gli orari sono dalle 8.30/11.30 e dalle 13.30 alle 18.00.
Mi permetto di condividere con Voi una foto che ci vede insieme sui banchi del Consiglio provinciale di Milano.



a proposito di spazio, di web e di libertà

A proposito di spazio

molteplici e plurimi significati per una singola parola;
i riferimenti allo spazio siderale innanzitutto, la passione per le stelle e per l'infinito (e per l'archeoastronomia, dalle linee di Nazca a Avebury)
gli spazi sociali, o meglio, gli spazi liberati, sottratti alla mercificazione della vita e alla sua sistematica vendita (pensando a Foucault, la Biopolitica, intesa come messa a sistema e valore, da parte del capitalismo, di ogni azione umana).
Dicevamo, luoghi di cultura, evoluzione, emancipazione, crescita, ribellione, sperimentazione, elaborazione e ancora le parole non basterebbero per descriverne “la vibrazione” evolutiva e creativa che si percepisce in quei luoghi di avanguardia culturale, che ovviamente il potere poi sussume per mettere a valore e spegnerne la spinta.

Spazio virtuale, che c'è e non c'è, spazio web, c'è? Quanto incide e quali sono i parametri, se esistono, di codificazione e valutazione per valutarne la portata? Comunque sia, di spazio, nel nostro volgo contemporaneo, lo definiamo e chiamiamo.
Spazio, muoversi nello spazio, poter fare cose nello spazio; luogo o non luogo (pensando all'antropologo francese Marc Augè e ai suoi studi), caratterizzato o anonimo.

Spazio, inteso come agibilità, il poter muoversi nello spazio, l'agibilità politica di poter dire, di poter fare, di poter incidere; per farla breve e intendersi, quella che ti devi conquistare in ogni posto e in ogni situazione e, che non ti concede mai nessuno; o sei schiavo, o suddito, o come dicono i contemporanei, cliente, o... inizi a dare fastidio, se dimostri un pensiero autonomo e svincolato dai pregiudizi e dal “branco” (che poi, il branco è tale in quanto non ha ancora scoperto di essere branco, ma si sente cumulo di individualità)

Questa breve, per ridare un minimo di senso compiuto e mettere qualche puntino sulle i, sul perchè un ecologista, poco avvezzo a questi stupendi e potenti mezzi tecnologici, si è trovato a scrivere un blog.

Spazio, inteso come agibilità politica
e qui avanzerei le riflessioni sulla gestione di alcuni gruppi fb e su come, con scuse, più o meno campate in aria, ma sempre pretestuose, sono stato estromesso da alcuni gruppi; non voglio riferirmi a quelli “paesani” che comunque, in contesti urbani di meno di 5000 anime, hanno meramente una funzione rappresentativa e, ahimè e ahinoi, molto spesso, danno sfoggio di cyberbullismo; come dire dall'oro alla tolla, le confusioni sono molte e gli studi sul “digital divide”, ovvero le nuove forme di esclusione digitale, dopo l'illusione collettiva della possibilità della e-democracy.
Da Ecologista e Verde condivido con voi il fatto che spesso troviamo poco spazio nei media tradizionali, guardate il caso Taranto e ILVA, per fare l'esempio più ecclatante; quindi, il "potere" dopo aver agito per "nasconderci" dai loro media, ora sta provando anche a "imbrigliare" i social network e il web; saremmo ingenui a non pensarlo e soprattutto a non vederlo e comprenderlo.


Non mi dilungo oltre, ma invito alla lettura del bel volume Disuguaglianze digitali di Sara Bentivegna edito da Laterza Editore
dal sito della casa editrice
Il sogno di una società dell’informazione uguale per tutti si sta infrangendo contro l’evidenza: Internet riproduce meccanismi di esclusione propri del passato e li ripropone nel presente con forza del tutto nuova. Il modello della rete pervade la società, dà forma alle relazioni umane, è alla base di ogni tipo di attività economica, politica, associativa o religiosa. Chi non ha i mezzi per accedervi è fuori da tutto, intrappolato al fondo della piramide sociale.




domenica 12 aprile 2015

cosa significa "impronta ecologica"?





Cosa significa "impronta ecologica" e perchè è fondamentale conoscere questo concetto

per comprendere il nostro impatto sul pianeta.


martedì 7 aprile 2015

Expo 2015 Nutrire le multinazionali, nocività per il pianetà

http://www.noexpo.org/2015/04/06/expo-2015-nutrire-le-multinazionali-nocivita-per-il-pianeta/

Il Primo Maggio non sarà la giornata di inaugurazione di un Grande Evento.
Il Primo Maggio va in scena il teatrino che presenta come eccezionale un paradigma, paradigma che in realtà si sta già affermando sul territorio lombardo e su quello nazionale.
Expo non è limitato a un periodo di tempo, non è circoscritto ad una determinata regione, Expo è l’emblema di un sistema di gestione dei territori che travalica la territorialità del qui ed ora, che sfrutta la logica del grande evento, dello stato di eccezione, per mettere i suoi tentacoli in ogni angolo della metropoli e della società: dall’alimentazione al lavoro, passando agli umilianti discorsi rispetto al ruolo della donna, alla consegna della città alla speculazione edilizia e alla corruzione. Expo non inventa nulla, raccoglie e istituzionalizza percorsi d’attacco ai diritti, alla vita, al futuro che da anni subiamo. Expo è un modello di governance, uno strumento del capitale, quindi è un acceleratore di processi neoliberali che vanno dal superamento dello stato nazione e delle sue rappresentazioni sotto forma di democrazia rappresentativa, alla speculazione e all’esproprio di ricchezza dal territorio e di sfruttamento delle vite, passando per l’imposizione della logica del “privato”. Expo, assieme a “grandi eventi” (Mondiali di calcio ed Olimpiadi), Grandi Opere e gestione dei grandi disastri ambientali ha, quindi, un ruolo centrale in questa fase del capitalismo.
Partendo dalla speculazione sui terreni agricoli, il “governo Expo” accelera i processi di svendita del patrimonio pubblico e di “privatizzazione all’italiana”: si fondano aziende di diritto privato che in realtà sono costituite da enti pubblici (vedi Expo spa); vengono drenate risorse a settori di supporto sociale, come l’abitare, la mobilità accessibile, la cultura; si attivano ingenti processi di cementificazione di aree urbane ed extraurbane (centinaia di km di asfalto tra Teem, BreBeMi, Pedemontana e la distruzione dei parchi a sud-ovest di Milano per realizzare la Via d’acqua) che stravolgono l’assetto urbanistico e la vivibilità dei quartieri.
Negli oltre sette anni di re-esistenza, come rete NoExpo abbiamo più volte descritto e semplificato questi processi, ascrivibili al modello Expo, secondo lo schema debito, cemento, precarietà, mafie, spartizione, poteri speciali, nocività, mercificazione di acqua e cibo e anche corruzione culturale, sociale, politica, ideologica. A queste parole sono corrisposte vicende, fatti e inchieste che Expo ha generato e che hanno confermato quanto affermiamo da tempo: Expo non è un’opportunità ma un problema e una minaccia non solo per Milano ma per l’intero Paese. Con l’apertura dei cancelli di Expo, queste parole d’ordine saranno il filo conduttore delle analisi e delle mobilitazioni che porteremo avanti nei prossimi mesi.
GREENWASHING
Attraverso la mistificazione delle idee di ecologia e di sostenibilità e dell’importanza di un’alimentazione sana, Expo si tinge di verde, con la green economy e il greenwashing, per mascherare l’ipocrisia di un approccio al tema tutto interno al modello economico neoliberista, in continuità con esso nel promuovere le politiche legate agli investimenti di multinazionali dell’alimentazione, del biologico a spot e dell’agricoltura intensiva ed industriale. Un evento, a sentire la propaganda, così dedito alla natura e all’ecologia che dovrebbe favorire i piccoli contadini ed un rapporto diretto con la terra, che si basi sull’acquisto solidale, la vendita diretta, il chilometro zero, la diffusione del biologico all’intera popolazione, in definitiva l’accesso per tutti al cibo.
Tuttavia, basta un’occhiata a sponsor e aziende partner di Expo per comprendere l’ipocrisia dei discorsi ufficiali. La partecipazione delle principali multinazionali dell’industria alimentare (basti pensare a McDonald’s) e della grande distribuzione; l’investimento sull’evento da parte di colossi dell’agroindustria che detengono il monopolio sulla mercificazione delle sementi e la gestione di quelle geneticamente modificate (e che moltiplicano in questo modo rapporti di dipendenza dei paesi economicamente più indigenti verso quelli più ricchi); il supporto alle politiche di sfruttamento intensivo dei terreni e il sostegno ad un’agricoltura di tipo industriale, che segue le regole del mercato schiacciando l’attività agricola rurale, sono tutti elementi che raccontano un modello che nulla ha a che fare con il “ritorno alla terra”. Un concetto, sia chiaro, emerso in funzione della cattura, all’interno della ragnatela di Expo, dei soggetti socialmente attivi sul tema, attirati da un immaginario, frutto di una banalizzazione e d’un appiattimento, utile più a vendere un prodotto che a risolvere problemi o presentare alternative.
Coca-Cola, McDonald’s, Nestlé, Eni, Enel, Pioneer, Dupont, Selex, e altre aziende sponsor dei padiglioni nazionali, rappresentano alcune delle aziende responsabili dell’inquinamento di terre e mari, di deforestazioni, di nocività e morti sul lavoro, di allevamenti come campi di concentramento, di armi da guerra e di nuove tecnologie di controllo utilizzate sia in ambito militare che civile, non certo modelli da imitare. Allo stesso modo la presenza di stati come Israele o di altri regimi dittatoriali, per quanto occultata dietro la retorica del cibo strappato al deserto o altre amenità, non può far scordare le politiche genocide o autoritarie di certi Paesi. Ricordiamo che Israele coltiva sì nel deserto, ma grazie all’acqua rubata al popolo palestinese.
E la propaganda di Expo non può nascondere le reali conseguenze di questo grande evento: enormi colate cemento sui campi agricoli inglobati dalle aree espositive col contentino di seminare qualche mq in città, decine di chilometri di nuovi percorsi autostradali su aree agricole o parchi, con il taglio di migliaia di piante e la distruzione di habitat, opere tanto edonistiche quanto nocive per l’ambiente e inutili per la società.
CIBO
L’alimentazione è il tema principale di Expo, ma il modo in cui è affrontata distorce volontariamente alcuni concetti chiave in materia agroalimentare. Expo è un evento-ponte per modellare il vestito nuovo del neo-capitalismo, la green economy che usa concetti come “benessere animale” o “sovranità alimentare” per darsi credibilità.
È evidente quanto il modello Expo sia lontano dal concetto di sovranità alimentare, visto il supermarket del futuro proposto da Coop e M.I.T. e basato sul “consumatore integrato”, cioè un individuo con un conto corrente e la disponibilità di TECNOLOGIA di ultima generazione per poter scegliere il cibo, informarsi sull’intera filiera produttiva e riceverlo a casa con i droni. Da buon magnate democratico Expo ha pensato anche a chi non potrà permettersi questo prospero futuro e ha aperto i suoi spazi a McDonald’s, probabilmente il colosso alimentare più cancerogeno e schiavista al mondo.
La formula “benessere animale”, recuperata della propaganda Expo e ripetuta come un mantra dai suoi partners alimentari, è un mal celato tentativo linguistico di edulcorare i drammatici processi dell’allevamento. Sappiamo bene che è un concetto inventato per rendere più accettabile la catena di smontaggio da individui a cibo, in modo da confortare i consumatori, oggi apparentemente consapevoli e attenti all’intero processo dell’alimentazione. Crediamo che non è importante quanto gli animali da reddito vivano bene, come crede di insegnare Slow Food, ma è importante che ognuno di loro possa autodeterminare la propria esistenza e il proprio habitat e lo si sganci dal considerarlo come merce produttiva all’interno di un modello alimentare antropocentrico.
FREE JOBS
“Nutrire il Pianeta, Energia per la vita” quindi, uno slogan che in superficie tratta nella maniera appena descritta il tema dell’alimentazione, ma nel profondo funge da alibi dietro cui si nascondono il cemento dei piani di gestione del territorio nazionale e in cui si sostanzia una precarietà lavorativa, che oltrepassa la dimensione della crisi e diventa dispositivo strutturale per giustificare le politiche di austerity che sottendono al sistema capitalista e alla sua sopravvivenza.
Expo si fa quindi laboratorio di sperimentazione di nuove politiche sul lavoro che hanno, da una parte lo scopo di anticipare le legislazioni che riguarderanno tutto il paese, e che in gran parte il Jobs Act ha già realizzato, dall’altra quello di garantire un evento in cui la redistribuzione della ricchezza è assente o riservata solo a chi sta in cima alla piramide. Attraverso deroghe al patto di stabilità e accordi con i sindacati confederali, viene sancito, con Expo, lo stravolgimento del lavoro a tempo determinato. Permettendone la somministrazione incontrollata e il rinnovo del 100% del personale utilizzabile tra un contratto e l’altro, si abbassa la percentuale di assunzione dopo il periodo di apprendistato, si determinano condizioni di stage che poco hanno a che fare con l’ambito formativo e che invece riguardano direttamente lo sfruttamento lavorativo.
Ciliegina sulla torta di Expo è l’esercito di volontari ottenuto grazie ai suddetti accordi che permettono ad aziende e datori di lavoro di servirsi del lavoro gratuito. All’inizio 18500 persone solo sul sito, poi fermi a 7000 per carenza di candidature, poi cifre di cui diventa difficile comprendere il fondamento. Quel che è certo è che i volontari saranno la tipologia prevalente di manodopera per Expo. È la ramificazione nella ramificazione: per Expo si cercano lavoratori disoccupati da inserire nei processi di perenne occupabilità, per Expo lavoreranno gratuitamente i Neet e gli studenti medi e universitari, cui vengono imposti progetti e lavori con il ricatto del voto finale, della maturità, della promozione o del “fare curriculum”.
Con Expo viene quindi esplicitato l’obiettivo delle politiche lavorative delle ultime due decadi: da lavoratori a tempo indeterminato si è costretti ad accettare qualsiasi forma di tempo determinato; politiche che hanno portato a una crescente precarietà culminante, ora, nello sfruttamento tout court. Con Expo continua l’economia della speranza rivolta al lavoro, per cui la condizione di sognare un futuro prima o poi stabile parte già dal mondo della formazione e si materializza nel tempo sempre più come un miraggio irraggiungibile, mentre si alimenta il sistema di liberalizzazione del mercato del lavoro attraverso l’impiego di agenzie interinali come Manpower, macchine di precarizzazione che agiscono sui territori da tempo. Una speranza che, in fondo al percorso, diviene ricatto e minaccia d’esclusione sociale, agito per rimpolpare un esercito di riserva mai così numeroso.
SOCIAL?
Expo è al contempo, quindi, l’emblema di una fabbrica di sogni e di immaginari, e una farsa. Le promesse di un futuro migliore, la “pulizia” e l’eticità attraverso la categoria del “biologico&tradizionale”, “buono, sano e giusto”, dice Expo dopo aver fagocitato Slow Food e con esso l’operazione “Expo dei Popoli”. Questo contenitore di oltre 40 ONG, associazioni e reti contadine vuole cavalcare “l’occasione” del grande evento, ma attraverso le sue rappresentanze non esprime una critica alla squallida speculazione sul vivente messa in campo dal grande evento, giustificando e legittimando così tutte le logiche di cui Expo si fa vetrina. Non ci si può dire contro, dichiararsi per la sostenibilità ed essere complici di Expo 2015.
Non contento di aver fagocitato senza particolari resistenze questa fetta di mondo associativo e di società civile, che si dice attenta alle “compatibilità”, Expo rilancia con il tentativo di creare una piattaforma sensibile alle questioni di genere. In un primo momento il carattere “gay friendly” di Expo, con la volontà di creare una gay street in via Sammartini e di presentare uno scenario attento al mondo della diversità di genere, ha fatto ben sperare tutto quel giro di locali e affini che speculano sulle identità, e tutti i sinceri democratici che han creduto in un’apertura sociale del grande evento. Ma le carte in tavola si sono scoperte velocemente: la denuncia del processo di ghettizzazione alla base della creazione di luoghi “per gay” e il patrocinio di Expo ad un evento omofobo nel gennaio 2015, hanno svelato la vera natura di Expo rispetto alle questioni di genere e l’uso strumentale delle stesse. Tale natura viene confermata anche dalla creazione di un portale “Women for Expo” che diffonde una rappresentazione della donna come nutrice, cuoca e madre, parametri funzionali alla conferma di immaginari che vedono la donna relegata ad un unico ruolo e subalterna ai meccanismi di governo della società e dei territori.
IL PARADIGMA
Milano è diventata il laboratorio di un paradigma che vuole imporre un modello di sviluppo e governance che trasforma irreversibilmente e in modo lesivo la società e i territori. Vediamo la nostra città trasformata, modellata per farla diventare una bomboniera da vetrina, facendo tabula rasa della memoria dei quartieri popolari e del verde cittadino. Un modello che prevede l’accumulo di ricchezza a favore di quei pochi che regolano il gioco del settore edilizio o che gestiscono in generale le eccedenze di profitto; ci sottraggono territorio, beni comuni, servizi, reddito per darli in pasto ai grandi squali dell’edilizia o della finanza, mentre le aziende appaltanti intascano mazzette. Lo scenario dell’Expo era allestito per far da copertura a queste OPERAZIONI e mettere in moto un nuovo dispositivo predatorio.
Questa è la crescita tanto decantata dalla Troika. Questo il tipo di progresso che si sta promuovendo: un avanzare effimero che serve a rigenerare la finanziarizzazione di beni e servizi e la sottomissione di regole e priorità alle esigenze del mercato, applicate in tutti i settori, perfino nell’immaginario, per darsi autogiustificazione. Il paradigma Expo vorrebbe continuare a costruire un mondo che si è già dimostrato superato, protagonista della crisi iniziata nel 2007, e che cerca di rialzarsi calpestando le sue stesse macerie.
L’ATTITUDINE NOEXPO
Il rifiuto di questo modello e il suo superamento nella propulsione di altre logiche sta alla base dei nostri ragionamenti e porta la rete dell’Attitudine NoExpo a individuare le seguenti priorità:
• Fermare l’estrazione di risorse e lo smantellamento dei servizi e dello stato sociale per promuovere la tutela del bene comune e del bene pubblico.
• Riaffermare la sostenibilità della vita attraverso l’abbattimento della precarietà, l’attenzione all’utilità del lavoro e alla sua retribuzione. Combattere la precarietà come dato acquisito e destinare, ad esempio, le risorse finanziarie dedicate a questi eventi ai settori lavorativi messi in ginocchio dalle nuove legislazioni.
• Trovare nella lotta ad Expo la possibilità di un fronte sociale comune, bloccando immediatamente la logica del lavoro gratuito in favore di quella del reddito garantito.
• Promuovere la cura dell’educazione e della formazione che devono tornare a focalizzarsi sullo scambio di saperi e non sulla compravendita di energie da impiegare nel mercato seguendo bisogni determinati unicamente da logiche di consumo. Ripartire dalla scuola, contestando con forza tutte le forme di aziendalizzazione della formazione pubblica e i meccanismi di falsa meritocrazia che sviliscono la qualità dell’insegnamento trasformato in una competizione senza fine.
• Ripartire dal sostegno ai piccoli agricoltori e al biologico per tutti e non solo per la ricca élite che si può permettere Eataly.
• Ripensare ad un rapporto equiparato tra le specie che popolano terre, acque, cielo, in prospettiva del superamento della prevaricazione di una popolazione sull’altra e della specie umana su tutte le altre.
• Affermare immaginari che ribaltino quelli di una società machista, maschilista e patriarcale, che svelino la ricchezza e la pluralità dei generi oltre il binarismo della categorizzazione imposta.
• Tutelare il diritto alla città, salvaguardando in primo luogo i parchi di Trenno e delle Cave che potrebbero subire, a causa di Expo, trasformazioni strutturali che porterebbero alla parziale distruzione di uno dei polmoni più importanti di Milano e metterebbero a repentaglio la vivibilità della zona.
• Riappropriarsi della città, della memoria dei sui luoghi, della ricchezza dei suoi parchi, della possibilità di vivere liberamente il territorio urbano.
• Il carattere estemporaneo di Expo rivela la necessità di una battaglia che non si esaurisce né inizia con il primo maggio, il primo maggio viene assunto come momento centrale di un percorso che si è articolato prima e si articolerà dopo la chiusura del megaevento.
Questa è l’Attitudine No Expo: un approccio a questo modello che sappia rispondere tentacolo per tentacolo e crei iniziativa, azione, (ri)creazione oltre alla mera contrapposizione.
COSA VOGLIAMO
Il Primo Maggio deve essere una giornata in cui le vertenze sollevate all’interno del territorio milanese e in tutto il Paese trovino spazio di elaborazione, espressione ed azione condivisa. Dalle politiche dell’abitare alla tutela dei beni comuni; le lotte popolari territoriali e i blocchi sociali metropolitani che resistono ai processi di saccheggio e precarizzazione; dall’analisi sul debito e sullo SbloccaItalia al dibattito su lavoro, lavoro gratuito, Neet e Garanzia giovani; dalle politiche sull’alimentazione al ragionamento sulle metropoli e i processi di gentrification; dalla questione di genere a quella animale
In questo periodo contraddistinto da una liquidità sociale senza precedenti, Expo è emblema “del nemico”, di tutte le lotte che ci accomunano. La nostra forza sta nella capacità di riconoscerci soggettività, inseribili in una globalità che modelleremo solo se sapremo metterci in discussione per tessere nuove reti di espressione, di crescita e sviluppo di lotte, saperi, percorsi e pratiche.
Il superamento di Expo è una scommessa, e in questi sei mesi vogliamo creare un’agenda politica che ci permetta di intrecciare le lotte territoriali, nazionali e internazionali e sviluppare quelle connessioni tangibili, che non si esauriranno in una manciata d’ore nei giorni della “grande” inaugurazione, e che sono condizione necessaria per dare gambe e respiro a una lunga stagione di lotta
La sfida lanciata da Renzi, quella di non rovinare la festa alla vetrina di Expo, è una scommessa che raccogliamo e rilanciamo, e che ci chiama all’azione il Primo Maggio. Ci andremo, ma con lo sguardo volto oltre la data.
LE CINQUE GIORNATE DI MILANO (29APRILE-3MAGGIO)
Contro l’inaugurazione di Expo2015 lanciamo una catena di appuntamenti, che per noi inizia il giorno prima, 30 aprile, con l’attraversamento della città da parte di un corteo studentesco di respiro nazionale che parlerà di lavoro gratuito, di riappropriazione degli spazi giovanili, di apertura di nuovi fronti di dibattito metropolitano a livello studentesco.
Seguirà il Primo Maggio, erigendosi a simbolo di un modello di sviluppo lontano dal regime dell’austerity e attento al benessere sociale della popolazione. Una giornata di iniziativa ed azione, un Primo Maggio in grado di raccogliere la radicalità festosa della Mayday milanese e di farne patrimonio per caratterizzare una protesta determinata e incisiva, legittimata dal consenso di coloro che subiscono giorno per giorno lo smantellamento dello stato sociale, capace di comunicare ad ampi strati della popolazione. Il Primo Maggio deve essere lo scenario della capacità di mobilitazione e della convinzione che senza conflitto non c’è cambiamento, ma che non c’è conflitto senza consenso. Una giornata in cui il conflitto si traduce anche in campeggio per garantire l’ospitalità a chi viene da fuori. Il campeggio si aprirà il 30 aprile. Un tempo e un luogo in cui riappropriarsi del verde della nostra città, perché l’alternativa ad Expo per vivere i nostri parchi è possibile e non per forza passa per lo sfruttamento e lo stravolgimento del territorio (vedi vie d’acqua). Un campeggio che sarà animato da dibattiti, workshop e assemblee, proprio sui temi che Expo ha deciso di usare come copertina per nascondere la sua vera natura attraverso OPERAZIONI di green-washing e pink-washing.
Il 2 maggio, abbiamo scelto di continuare la mobilitazione, non abbassando il livello del conflitto, ma diffondendo in tutta la città, su più livelli e su più pratiche e tematiche, l’opposizione diretta all’evento Expo. Nei quartieri e nei territori, dal centro storico alla provincia, attraverso l’hinterland e le periferie, mostreremo, in un’ampia varietà di azioni, quanto siamo contrari al circo di Expo.
Il 3 maggio, infine, costruiremo una grande assemblea conclusiva, capace di raccogliere il portato delle tre giornate di cortei e azioni e mettere a valore le opinioni, le proposte, le riflessioni e anche le critiche di tutti e in cui presenteremo AlterExpo, non una fiera alternativa, ma sei mesi di azioni, iniziative, alternative, percorsi, oltre il grande evento e contro il modello delle grandi opere e dei megaeventi. Un momento che sappia rilanciare lo spirito, l’attitudine dell’opposizione a Expo nei sei mesi che seguiranno, ma anche e soprattutto oltre i sei mesi dell’esposizione.
Expo è un modello di gestione del territorio, del lavoro, dell’istruzione, dei rapporti sociali, del cibo e dell’acqua, che presto o tardi ci verrà imposto senza più alcuna grande opera o grande evento a fare da paravento e giustificazione.
Noi ci opponiamo a questo modello ora, il Primo Maggio, nei sei mesi di Expo e oltre.
Expo fa male, facciamo male a Expo. Il Primo Maggio comincia la nostra festa.
See you at the party!
LE COMPAGNE E I COMPAGNI DELLA RETE ATTITUDINE NO EXPO

mercoledì 1 aprile 2015

COLTIVIAMO PAESAGGIO SRADICHIAMO CEMENTO video

Il video del Corteo da Albairate ad Abbiategrasso



Un no che è prima di tutto una composizione di innumerevoli sì: sì alla difesa della vocazione agricola del territorio, sì allo sviluppo di turismo sostenibile, sì alle piste ciclabili per collegare i centri abitati, sì al potenziamento della linea ferroviaria e del trasporto pubblico, sì alla manutenzione delle strade esistenti. da MilanoinMovimento
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http://milanoinmovimento.com/primo-piano/coltiviamo-paesaggio-sradichiamo-cemento


interventi in piazza Marconi ad Abbiategrasso

i singoli interventi in piazza Marconi, dai Comitati NoTang, gli agricoltori, i Sindaci e le associazioni
NoTangenziale

Daniela Accinasio Sindaco di Cassinetta di Lugagnano

Giovanni Pioltini  Sindaco di Albairate

Marzio Marzorati  Legambiente Lombardia

Dario Oliviero   CIA confederazione italiana agricoltori

cittadini abbiatensi

Donneincampo  e un simpatico omaggio

Massimo De Rosa  vicePresidente Commissione Cmbiente Parlamento Italiano

Domenico Finiguerra   cons. com. Cambiamo Abbiategrasso
Forum "Salviamo il Paesaggio"

Marco Cappato  cons. metropolitano Milano
cons. com. Milano

Massimo Gatti  ex cons. provincia di Milano